
L’ingegnere che mise le ali nelle mani dei tennisti
Head 1950 - 1975
L’estate del tennis coincide quest’anno con un anniversario importante: i 75 anni di Head, fondata nel 1950 a Baltimora da Howard Head. E’ partita anche la nuova stagione su erba, che avvicina i giocatori ai campi di Wimbledon. Tra questi c’è anche Jannik Sinner, testimonial del marchio, che dopo la sconfitta al Roland Garros, cerca a The Championships 2025, in calendario dal 30 giugno al 13 luglio, l’occasione per una rivincita capace di scrivere la storia.
Head nasce negli Stati Uniti per iniziativa di un ingegnere aeronautico, che applica l’alluminio – allora usato in ambito aerospaziale – agli sci e, pochi anni dopo, alle racchette da tennis. Il debutto di una racchetta Head all’US Open nel 1969 segna l’inizio di una trasformazione tecnica che culmina nel 1975, quando Arthur Ashe vince Wimbledon con una Head Competition in alluminio. È il punto di svolta: il tennis si apre a nuove soluzioni ingegneristiche, e Head diventa sinonimo di sperimentazione.
Da allora, l’identità del marchio si è costruita su un equilibrio sottile tra innovazione e affidabilità. La ricerca sui materiali, la distribuzione del peso, la rigidità del telaio: tutto concorre a definire un modo di intendere l’attrezzatura come parte del gioco, non come sua protagonista.
Oggi, Head è scelta da numerosi giocatori del circuito, ma l’associazione più visibile è quella con Jannik Sinner. Non solo per il suo status attuale – numero 1 del ranking mondiale – ma per l’idea di tennis che rappresenta: essenziale, solido, attento ai dettagli. Wimbledon ha una forza narrativa particolare. Non è solo il torneo più antico, ma anche quello più sensibile alle trasformazioni silenziose. Come quella portata da Head negli anni Settanta: un cambiamento di materiali che non intaccava l’estetica classica del gioco, ma ne modificava le possibilità. Allo stesso modo, la racchetta di Sinner incarna oggi una ricerca che continua, fatta di adattamenti minimi, test, studio del gesto tecnico.
In questa estate che celebra i 75 anni dell’azienda, torna inevitabile il richiamo alla storia. Arthur Ashe nel ’75, Andre Agassi negli anni ’90, Novak Djokovic nei 2000. E ora, forse, Sinner. Un atleta italiano non ha mai vinto Wimbledon nel singolare maschile. È un dato che pesa, ma che può essere anche un’ispirazione narrativa di buon auspicio. Perché arriva sempre una prima volta dopo una lunga attesa, e spesso accade quando i tempi sono maturi e si è pronti a raccogliere i frutti dell’impegno e della continuità.
Se così sarà, la racchetta Head che Sinner porta in campo non sarà solo uno strumento tecnico. Sarà anche un mattone per il corporate heritage, ulteriore suggello di una storia lunga tre quarti di secolo, iniziata da un ingegnere che voleva rendere più efficiente lo sport, e proseguita attraverso generazioni di tennisti a cui, con le sue racchette, Head ha letteralmente messo le ali.